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LA CONGREGAZIONE DELLE “SUORE DI GESU’ CROCIFISSO” INFANZIA E EDUCAZIONE A GRAVINA: Passato e presente. La Scuola Materna delle Suore di Gesù Crocifisso rappresenta la continuità di un’antica tradizione, che ha visto le istituzioni monastiche protagoniste nell’impegno sociale e pedagogico della comunità gravinese fin dai primi tempi dell’età moderna. E’ certo che le istituzioni monastiche sono state a gravina, come dovunque, le prime a preoccuparsi, della protezione ed educazione infantile, specialmente di quanti erano abbandonati o “esposti”, dei più poveri. I monasteri di suore, in special modo, sono stati luoghi di accoglienza, recupero e formazione culturale e professionale di molte bambine e bambini. Si possono considerare gli antesignani degli asili nidi e delle scuole materne. Le suore avevano il dovere morale di istruire le nuove postulanti e tutti i bambini che venivano loro affidati: erano tanti gli orfani e gli “esposti” per cui esse svolgevano la funzione di madri ed educatrici sino all’età adulta. Le case conventuali furono, e molte lo sono ancora, luoghi dove i bambini venivano allevati e preparati ad affrontare la vita ed il mondo del lavoro. Inizialmente beneficiarono dell’opera socio – pedagogica tutti i bisognosi, successivamente le famiglie di ogni estrazione sociale affidarono i loro bambini alle cure e alla educazione delle suore, dei monaci e di altre istituzioni religiose, in particolare quelle dei gesuiti e del clero non regolare. Nei monasteri si formularono e si sperimentarono le prime strategie pedagogiche per l’infanzia. Molte suore furono le prime pedagoghe, dopo i genitori, che affrontarono, itinerari didattici, i più confacenti alla crescita sana dei bambini nella loro fase più delicata. A Gravina in epoca medievale, come ho avuto modo di scrivere in altra occasione, l’educazione o l’alfabetizzazione era riservata a pochi, era impartita prevalentemente da ecclesiastici presso le parrocchie e da alcuni privati educatori. Nessuno, tranne i genitori, si preoccupava dei bambini. Nell’età moderna nacquero le pie istituzioni collegate alle confraternite che, tra l’altro, svolsero attività a favore dell’infanzia, priva di famiglie e di ogni altro sostegno. Molti legati pii o lasciti di beni consentirono la nascita della più importante confraternita, Santa Maria del Piede, che gestì un ospedale, un educandato femminile ed un brefotrofio. A quest’opera pia si aggiunsero altre. La struttura che iniziò ad accogliere ed educare fu il monastero di Santa Sofia che, dalla fine del sec. XV sino alla sua soppressione, fu centro di formazione femminile non solo per le postulanti ma anche per le bambine delle famiglie nobili e benestanti di Gravina. Anche i monasteri maschili svolsero la loro opera di protezione ed istruzione della prima infanzia: tanto è dimostrato dalle fonti conservate negli archivi ecclesiastici. Se la cura e la formazione dei bambini “esposti” fu una necessità a cui non ci si poteva sottrarre, perché il pauperismo colpiva fisicamente, moralmente e socialmente chi era privo di tutto; dall’altra parte c’era l’infanzia, affidata solamente alle naturali cure delle madri, dei componenti della famiglia, dei vicini di casa, che non poteva essere trascurata, in quanto anch’essa richiedeva una preparazione alla vita. A pochi era dato il diritto alla vita a pochissimi quello dell’istruzione. Il primo fu un diritto determinato dalla Natura e dalla volontà di singole persone, il secondo, invece, era un diritto – dovere della società. Questa, nel passato, non concepì luoghi, tempi e principi perché il bambino acquisisse la consapevolezza di appartenere non solo alla famiglia, ma anche agli altri, con cui porsi in relazione, da cui essere giudicato ed apprezzato. A tale mancanza supplirono varie iniziative e, soprattutto, l’operato di chi si era consacrato a Dio. L’opera assistenziale ed educativa delle suore, anche se non suffragata da principi pedagogici e strategie didattiche, scientificamente valide, risultò l’unica risorsa e l’unico punto di riferimento sino all’istituzione degli asili d’infanzia. I luoghi di accoglienza per l’infanzia furono considerati “case di custodia”. Le scuole per l’infanzia furono una conquista dell’età moderna, quando nacquero le prime iniziative a favore dei bambini: l’albero della vita della sinagoga di Firenze (1735); l’iniziativa del pastore protestante J.F. Oberlin nel conado del Ban – de – la – Roche nei Vosgi (1769); l’ospizio della marchesa Pastoret a Parigi (1801); la fondazione della principessa Paolina di Lippe – Detmolt a Berlino (1813). La Scuola Materna con vera funzione educativa nacque nella prima metà del XIX secolo, dopo la diffusione del pensiero pedagogico di Rousseau e dei principi di Pestalozzi, che misero in moto una coscienza d’interesse ed impegni per l’educazione della prima età. Il primo asilo in ordine di tempo fu l’Istituto di Roberto Owen, da questi istituito nel 1816 accanto alla sua filanda di New Larnak in Scozia per i bambini degli operai. Seguirono altre istituzioni in Inghilterra ad opera di Buchnan, Wilderspin, Wilson, Stow. In Italia nel 1828 nacque la Scuola infantile di Ferrante Aporti ispirata ai principi di Wilderspin, raccotli nell’opera On the importance of educatine the infant children of the Poor. In Germania si ebbe nel 1837 “Il giardino d’infanzia” di Federico Froebel, che non conobbe gran successo, perché l’italiana Maria Montessori ne contestò i metodi e gli obiettivi e propose le “Case dei bambini” (1907) che ebbero molta fortuna in tutto il mondo. Con le sorelle Rosa e Carolina Agazzi nacque “L’Asilo di Compiano” che inseriva nella “Casa montessoriana” la figura della maestra – mamma ed eliminava ogni metodismo e meccanicismo, che mortificava la spontaneità spirituale del bambino. Tutti questi interessi e movimenti pedagogici per l’infanzia furono frutto dell’iniziativa privata, specialmente in Italia, dove la legge Casati non considerò la funzione socio – educativa delle scuole di base, intese come istituzioni di assistenza e di beneficenza sino alla Riforma Gentile. C’era stato qualche riferimento nei regolamenti del 1860 e 1895 (art.218) sull’istruzione elementare, che non definì la necessità di istituire una Scuola Materna come luogo di formazione alla Scuola elementare. L’art.36 del testo unico del 22 gennaio 1925 istituiva legalmente la “Scuola materna” come luogo d’insegnamento del grado preparatorio, ma non fece decollare gli asili, che rimanevano affidati alle iniziative private di enti morali e assistenziali. Infatti, dai dati statistici del 1927, relativi alle scuole di base di Puglia si deduce una presenza di 167 asili: 57 eretti in enti morali; 27 gestiti da comuni; 19 da congregazioni di carità; 13 da enti diversi; 5 da associazioni; 17 da istituti religiosi; 20 da persone private singole. Essi erano così organizzati: 57 di grado preparatorio; 114 asili d’infanzia. Negli asili si attuavano il metodo aportiano (n.8), metodo froebeliano (n.54), metodo montessoriano (n.4) metodi misti (n.101). Tra tutti gli asili censiti in Puglia c’erano anche quelli comunali di Gravina, frequentati da 326 bambini senza oneri e con refezione. In essi si applicavano i metodi dell’ Aporti e di Froebel. I beni delle opere pie soppresse diedero vita alla Congregazione di Carità comunale, trasformatasi in Ente Comunale Assistenza (E.C.A.). Questa, tra gli altri impegni assistenziali, si assunse l’onere di istituire e mantenere un asilo infantile, sin dal 1870, per l’educazione morale ed intellettuale, la custodia diurna e l’alimentazione di bambini appartenenti a famiglie povere del comune. In esso si accoglievano gratuitamente bambini e bambine dopo il 3° anno di età e fino al 5°; erano prevalentemente orfani, poveri, figli di lavoratori indigenti, ma anche figli di famiglie benestanti, ce pagavano una retta di lire 2,50 al mese. Una istituzione umanitaria, educativa e formativa che ha svolto il suo ruolo fino a qualche anno fa. Era gestito e diretto dalle suore Stimatine di S. Antonio con sede nei locali dell’ex convento di S. Domenico. Tra gli asili comunali, quello assistito dall’E.C.A. ebbe lunga vita sino ai nostri giorni, mentre tutti gli altri annessi alle scuole elementari si estinsero subito dopo l’apertura tra il 1865 ed il 1870. Negli anni ’50 le suore del Sacro Costato ed altre pie istituzioni private aprirono asili d’infanzia e scuole preparatorie alla scuola elementare: ben poca cosa per il fabbisogno della città, e non sempre strutture adeguate e rispondenti alle finalità pedagogiche. L’esigenza della società gravinese ormai certa di voler segnare un passo culturale più qualitativo anche per i più piccoli indusse le Suore di Gesù Crocifisso ad aprire la Scuola Materna “Santa Cecilia”. Fu una istituzione richiesta e attesa da molte famiglie, che affidarono l’istruzione di base dei propri figli ad una struttura nuova e garante dei principi pedagogici. La Scuola fu avviata, grazie al lascito di cecilia Angelastro, con l’entusiasmo delle fondatrici. Si richiedeva alla nuova scuola materna qualità, efficienza e buona educazione. Le aspettative non furono e non sono deluse. Ancora una volta le suore sono state e sono autrici di valide iniziative per l’infanzia: sono educatrici tenaci, abili nel formare ed orientare adeguatamente molti bambini. Questi sono e potranno essere protagonisti di una società civile, perché hanno incontrato un luogo di felice socializzazione, un sereno clima di confronto, di responsabilità, di norme e di valori, che sono patrimonio acquisito con cui proiettarsi nel futuro. |