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| LA CONGREGAZIONE DELLE “SUORE DI GESU’ CROCIFISSO” Le Testimonianze UNA SCUOLA MATERNA ALL’AVANGUARDIA Sono lieto di segnalare, ricordare e commemorare la Suola Materna autonoma “Santa Cecilia” in occasione del 25° anniversario della sua istituzione: fondata e gestita in Gravina, verso la fine degli anni sessanta, dalla benemerita Congregazione delle Suore di Gesù Crocifisso, in piazza Scacchi, nell’avito palazzo Angelastri. Migliaia di bambini gravinesi hanno proficuamente frequentato tale Scuola nel corso di questi decenni. Le suore si sono assiduamente prodigate ogni anno, da Settembre a Giugno, offrendo un modello di Scuola seria e lieta ed assicurando la formazione religiosa e lo sviluppo intellettuale e morale ai piccoli alunni. Il numero delle sezioni è andato via via aumentando (dalle iniziali tre alle attuali sei sezioni) con orario prolungato e ricchezza di sussidi didattici e ginnici; vi è anche un laboratorio di pittura, oltre alla Sala giochi e al giardino. Varie ed appropriate iniziative nel corso dell’anno: per il Santo Natale, per Carnevale, Mese Mariano, recite, feste di fine anno, conversazioni e incontri con i genitori. Da segnalare ancora il servizio di Medicina scolastica: un medico-pediatra visita periodicamente i bambini. I locali sono stati resi sempre più accoglienti e tempestivamente ristrutturati in base alle norme antinfortunistiche. Personalmente ho avuto la possibilità di seguire la nascita e lo sviluppo della Scuola fin dall’inizio; ultimamente, per circa quindici anni, in qualità di direttore del I° Circolo Didattico “San Giovanni Bosco”. Un plauso ed un augurio alla direttrice, suor Elisabetta Favale, superiora instancabile ed animatrice, a suor Pierina, a suor Mistella, a suor Rita (attualmente in altra sede, a Vallo di Lucania), alle altre suore della casa, alle insegnanti ed al gruppo dei collaboratori a vario titolo. Un ringraziamento al Signore ed un pensiero filiale alla Madonna “Mater boni consili”, perché susciti vocazioni educative e conservi nell’innocenza e nel timor di Dio i bambini ed i giovani di Gravina. Gravina, Giugno 1992 Direttore Didattico PAROLA DI PEDIATRA Ho vissuto e vivo dal 1978 una bella esperienza nella Scuola Materna “Santa Cecilia” come genitore e, sopratutto, come pediatra. Sono stato e sono testimone dei continui miglioramenti della Scuola nel suo insieme. Gli ambienti, in particolare, sono diventati più salubri, confortevoli ed accoglienti. Arredi e materiale didattico vengono continuamente rinnovati ed aggiornati e contribuiscono a stimolare l’apprendimento, a sviluppare la fantasia, la creatività del bambino, fattori essenziali per una crescita completa. In questi ultimi anni la Scuola si è dotata di una cucina moderna, funzionale ed igienica per preparare il pasto con cibi scelti in conformità di una dieta equilibrata nei suoi componenti, per uno sviluppo fisico armonico. Anche dal punto di vista sanitario è forse, l’unica Scuola che fornisce ai propri iscritti un servizio di medicina scolastica dal 1979, cosa mancante a Gravina in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Tutti i bambini hanno la propria cartella sanitaria, che li esegue dal primo all’ultimo anno e che viene rilasciata ai genitori alla fine del triennio. L’opera educativa ha contribuito molto nella nostra collettività formando bambini e genitori. Infatti, i costanti incontri con esperti, operatori e genitori hanno sortito risultati tangibili, personalmente registrati. Per esempio, dopo l’incontro sulla “Carie dentaria” ho riscontrato una netta diminuzione della stessa nei bambini, perché il messaggio sanitario ed informativo presentò le cause, gli effetti, i rimedi e ne sortì un adeguato intervento e ogni prevenzione. La stessa cosa può dirsi per altri interventi atti a prevenire mali e malformazioni infantili. Tutto ciò permettevi affermare che è una Scuola all’avanguardia e al passo coi tempi. Pediatra UNA TESTIMONIANZA? Sono testimone da venti anni del lavoro della Scuola Materna “Santa Cecilia”. Frequento, rispetto, ammiro quelle suore sin da quando le ho conosciute nella primavera del 1973. Al mio primo bambino non bastava più correre sul cavallino rosso a rotelle nel lungo balcone, scambiando qualche battuta a distanza con Angelo, l’amichetto del piano di sotto. Nella Scuola “Santa Cecilia” Giuseppe stette subito bene. Dal primo giorno. Da allora la Superiora, Suor Pierina, Suor Maristella sono diventate nostre sorelle. Assai care per molte ragioni, ma sopratutto per la loro sensibilità pedagogica e la loro capacità di coinvolgere la famiglia sollecitandone gli apporti nella elaborazione delle scelte educative. In quegli anni stavo approfondendo i miei studi di pedagogia, di psicologia evolutiva, di didattica. Verificavo, osservando i miei figli, alcune ipotesi teorico-esplicative, educative, didattiche. Se parlavo con le suore di quanto andavo studiando le trovavo informate e, comunque, interessate, attente, desiderose di migliorare il loro servizio. Sono state sempre all’avanguardia per le scelte educative e ludico-didattiche. Il loro parco giocattoli è stato sempre ricco, aggiornato, scientificamente selezionato. Una volta commisi l’ingenuità di regalare alla Scuola Materna un giocattolo importante sottoutilizzato dai miei bambini. Li già l’avevano. E migliori. Mi occupai del bilinguismo precoce e seguii con attenzione la letteratura sulle rare sperimentazioni che si andavano facendo in Italia. Ne parlammo con le suore e con una esperta docente di inglese. Tratteggiammo metodi di lavoro e tempi e fu subito avviato un corso di inglese che sussiste tuttora. Lo stesso avvenne per i primi corsi di musica. Trovai interessante per i miei figli il metodo di Glem Domann per la lettura e quello di Eveline Sharp per le esperienze ludico-matematiche. Li proposi alla Scuola “Santa Cecilia” le cui aule si arricchirono ben presto di nuovi stimoli formativi. La sensibilità e il tatto di quelle maestre era tale che per tutte le iniziative e le innovazioni esse coinvolgevano i genitori attraverso incontri individuali, conferenze, dibattiti in cui raccoglievano opinioni e suggerimenti, riducevano ansie, mettevano a punto strategie educative pedagogicamente fondate e socialmente condivise. All’inizio dell’anno scolastico la Scuola Materna “Santa Cecilia” ha sempre attuato un corso di aggiornamento per affinare la preparazione delle maestre. Senza enfasi retoriche se deve riconoscere che quella Scuola è un atelier pedagogico assai dignitoso. Né va taciuto che essa è anche materialmente un cantiere sempre aperto giacché quando in estate non v’è attività didattica vi lavorano le maestranze per migliorare ambienti, crearne di nuovi. Abbiamo visto così nascere il salone,articolato poi in sala di prima accoglienza e in altri spazi educativi. E’ stato attrezzato il giardino, montato il palcoscenico, sono state avviate attività di danza, spettacoli vari, teatro. Grandi appuntamenti – festosi e coinvolgenti – sono sempre stati quelli per la sfilata di Carnevale, per gli addobbi natalizi, per il presepe. Maggio e Giugno sono mesi festosi: nell’accogliente giardino ben curato si avvicendano gioiosi bambini e maestre serenamente impegnate oltre che nelle normali attività di plain air, anche nella preparazione di recite e spettacoli di fine anno. Ma c’è una sostanza umana che rende particolare ed esemplare la Scuola “Santa Cecilia”. L’umile fermezza della Superiora, la tenera finezza quasi fragile di suor Maristella, la gioia contagiosa di Suor Pierina sono qualità umane pervasive che si trasmettono anche alle maestre laiche e danno un tono e uno stile alla scuola. Mi piace ricordare – tra gli altri – un episodio importante per me. Il Giovedì Santo del 1975 Marzia – che da poco frequentava la Scuola Materna – visitando i “sepolcri” vide in Sant’Agostino la statua di Gesù sepolto: quella della processione del legno santo, cara alla pietà gravinese. Alla domanda della bambina sul perché Gesù fosse morto e dove fosse allora diedi risposte forse non coerenti con il quadro informativo offerto da suor Pierina. Mia figlia ne rimase sconcertata e fu presa da un pianto convulso e irrefrenabile. Alle dieci di sera dovetti telefonare a Suor Pierina perché solo lei poteva dare alla bambina spiegazioni accettabili. E vi riuscì benissimo. Credo che gli psichiatri infantili non abbiano fra i loro clienti bambini di quella Scuola, giacché le suore sanno impegnarsi in adeguata consulenza alle famiglie. Se un bambino comincia a balbettare, ad assumere atteggiamenti deteriori, a manifestare sintomi di regressione o di anomalie varie, le suore sanno – in collaborazione con le famiglie – bonificare le ansie, ridurre le insicurezze, proporre soluzioni praticabili. Dei ragazzi che oggi hanno più di venti anni ricordano le prime paure e le prime esperienze di socializzazione. Tra i fondamenti sicuri di molte belle personalità giovanili c’è la felice esperienza di quella Scuola per bambini. Preside |
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